Segno, essere, sapere

Veronese_Allegory_of_Wisdom_and_Strength

Tratto da “Il sapere dei segni” del filosofo Carlo Sini.

L’essere è presente non così come lo configurano i significati entro la relazione segnica (ridotto a «materia», oppure a «spirito», ecc.), ma è presente come evento di quella relazione medesima, evento di quella vita vivente e interpretante che è nell’interpretare così come interpreta; che per esempio dice e opta per la materia o per lo spirito, per il diavolo o il Buon Dio, ma il cui essere non si ha nella interpretazione che produce. In questa anzi, la sua vita saputa, interpretata, figurata, transita e si perde. Ripetiamo. Il sapere è un avere l’essere tramite il segno. Più precisamente, è averlo in quello snodo della relazione segnica che è il significato. […] Quindi è avere l’essere a distanza, in un certo modo perduto del sapere, s-figurato nel suo figurarsi. Nessuna figura infatti lo figurerebbe, sebbene il suo accadere non sia per noi altrove né altro dalle sue figure. L’essere è perduto nel sapere; nel contempo, nel sapere è anche sempre ritrovato, in quanto il sapere è la via del ritorno, la via del riconoscimento, la via dell’«eccolo di nuovo».

Immagine: Allegoria della Sapienza, Paolo Veronese (1528-1588)