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Quanto volte ci è scappata questa frase?
Un presentimento, pre-sentivo qualcosa è l’ho immaginato, una volta immaginato poi il fenomeno si è avverato.
Da dove ci arriva l’immagine?
L’immagine è l’udire il fragore dell’acqua prima ancora di vederla, è un certo sentire a cui non siamo più abituati, è un accorgersi, un atto di creazione.
Giunge dal mondo interiore, dal nostro micro-cosmo che molto spesso non conosciamo, un micro-cosmo condizionato da ferite e programmato da false credenze che spesso ci spingono a immaginare fenomeni negativi che puntualmente si avverano.
Del manifestarsi dell’evento immaginato vediamo solo l’aspetto negativo, ma se ci fermassimo un attimo, senza giudicare, senza separare, potremmo vedere la bellezza anche nel dolore, l’atto di creazione di un fenomeno immaginato, attirato, creato. Anche se negativo l’evento porta comunque un messaggio, un insegnamento.
Come si fa ad immaginare cose belle?
L’immagine bella esattamente come l’immagine brutta non la decidiamo noi, quello che possiamo fare è accorgerci, cercare l’insegnamento che c’è sempre soprattutto nelle cose che non vogliamo vedere.
Lavorare la terra, costa fatica, la terra è nera, a volte dura, va innaffiata, ci spacca la schiena, ma poi arrivano i frutti; sempre.
“L’incontro con se stessi è una delle esperienze più sgradevoli alle quali si sfugge, proiettando tutto ciò che è negativo sul mondo circostante. Chi è in condizione di vedere la propria ombra e di sopportarne la conoscenza ha già assolto una piccola parte del compito”. ( C.G. Jung )
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