Nelle liriche presentate da Mannucci abbiamo voluto premiare una poesia raffinata: con poche parole, scelte ma non ricercate, Mannucci trasmette visioni e percezioni insolite, l’immagine di una mareggiata urbana in “In accordo”, una sinestesia tra vista e udito in “Ritmo”.

Metrica e numero di versi vicini all’estrema concisione degli haiku, poesie di pochissimi versi che suggeriscono al lettore immagini che, proprio perché stilizzate ed essenziali, egli può completare in modo personale con la sua sensibilità e la sua fantasia: avviene lo stesso con le composizioni di Matteo Mannucci, scritti di garbata ed elegante suggestione, che abbiamo giudicato meritassero per questo il premio “Franco Vero”.

Io non sono ciò che faccio, ma ciò che sono prima del fare

Garuda

Garuda è l’aquila, capace di elevarsi oltre la cime, ove dimora, e di fissare...

Sophia

E finalmente giunse la Sophia (Σοφία, “sapienza”) a spegnere il Robot misticoviaggiatore La salvezza dell’umanità è...

Cercare il senso della vita
trovarlo in una poesia
cercare il senso di una poesia
trovarlo nella vita

Niente, per me, vale la vita (psykhḗ ‘anima’): non i tesori che la città di Ilio fiorente possedeva prima, in tempo di pace, prima che giungessero i figli dei Danai; non le ricchezze che, dietro la soglia di pietra, racchiude il tempio di Apollo signore dei dardi, a Pito rocciosa; si possono rubare buoi, e pecore pingui, si possono acquistare tripodi e cavalli dalle fulve criniere; ma la vita dell’uomo non ritorna indietro, non si può rapire o riprendere, quando ha passato la barriera dei denti

Achille